Contro la pena di morte

Oggi, 10 ottobre è la giornata mondiale contro la pena di morte.

Una pratica orribile ancora oggi praticata in molti paesi al mondo e, cosa ancor più tragica, tra questi paesi appaiono quelli che si reputano più civili (es. gli U.S.A.).

Secondo i dati di Amnesty International, nel 2023 sono state giustiziate 1153 persone con un aumento del 71 per cento rispetto alle 883 esecuzioni del 2022. Questo trend allarmante sta proseguendo nel 2024 con la drammatica crescita delle esecuzioni in Iran e Arabia Saudita, la decisione della Repubblica Democratica del Congo di riprendere le esecuzioni e quella della Corte costituzionale di Taiwan di non abolirla.

Oggi sono 113 gli Stati totalmente abolizionisti.

Sempre negli States le persone nel braccio della morte nel 2023 erano oltre 2.000 così suddivise:

Il concetto di Giustizia e di Pena sono certamente un buon punto di osservazione per capire il reale stato di civiltà di un Paese.

Nel saggio contro la pena di morte di Lev Tolstoj “Non posso stare zitto”, l’autore esprime la sua fermissima opposizione alla pena di morte. Tolstoj sostiene che la vita è sacra e che la condanna a morte da parte della società rappresenta un atto di violenza inaccettabile. Analizza l’ipocrisia delle Istituzioni che si ergono come giudici e giurano di mantenere la giustizia, mentre commettono un omicidio legalizzato. Nel suo trattato pone l’attenzione sulla Giustizia e la moralità dicendo che bisognerebbe sempre esplorare alternative alla pena capitale facendo appello alla compassione e comprensione piuttosto che alla vendetta e punizione, cercando la riabilitazione ed il perdono. C’è una responsabilità morale individuale e collettiva che non può essere ignorata. , e rappresenta una critica alla civiltà moderna e ai suoi valori. Tolstoj scrive con passione, posizionandosi come un fervente sostenitore dei diritti umani e della dignità, in un contesto di riflessione etica profonda.

In Genealogia della Morale Nietzsche scrive: “Veder soffrire fa bene, far soffrire fa ancora meglio. Questa è una massima dura, ma una massima fondamentale, antica, potente, umana- troppo umana, che forse potrebbe essere già sottoscritta dalle scimmie. Senza crudeltà non c’è festa: questo insegna la più remota, la più lunga storia dell’uomo- e anche la pena ha in sé molto di festivo!

Il buon professor Ausoni, uno dei protagonisti del romanzo “Il Modello Umano-Centrico” durante un suo sfogo diceva:

….“Può un paese dichiararsi civile se infligge la pena di morte ai suoi cittadini?”

Qualsiasi sia il delitto commesso, il privato può rifarsi al vecchio testamento: occhio per occhio dente per dente, pagandone dopo le conseguenze, ma lo Stato no.

Lo Stato è un’entità “Sui Generis”.

Nel momento in cui priva della vita un cittadino come può dichiararsi “civile”?

Se l’imputato è un assassino, condannandolo a morte, non si sta forse commettendo lo stesso delitto dell’imputato?

Certo si è legittimati dalle leggi ma se l’atto in sé, commesso dall’assassino è agghiacciante, lo stesso sarà quello commesso dallo Stato.

Infine, un’ultima riflessione. Non sono un esperto di diritto ma da quel poco che so, la pena cerca di ristabilire la condizione ex ante, quindi cerca di risarcire il danno.

Nel caso di un delitto, si potrà mai ricostruire la condizione ex ante?

Potrà mai una cifra risarcire la morte di un caro?

Penso di no, ed allora la pena in cosa si traduce se non in becera vendetta?

Soprattutto se si ricorre alla soppressione fisica dell’assassino che cos’è se non pura, misera, becera vendetta?

E come giudicare coloro che prendono parte all’esecuzione?

I parenti della vittima, ad esempio, da cosa sono mossi se non da rabbia e voglia di vendetta?

Ma voglio andare oltre.

Come giudicare coloro che si prestano a questo rito macabro, seppur per lavoro? Non si rendono complici?

Qual è il loro spessore etico? Di sicuro avvallano questa visione.

E questa dovrebbe essere la “Giustizia”?

Chi, parente o amico di una vittima di un delitto efferato, distrutto dal dolore per essere stato privato dell’affetto di un suo caro, può trovare pace o ritenersi risarcito nel vedere sopprimere un altro uomo? Far provare ai familiari dell’assassino quello che stanno provando i familiari della vittima senza che questi c’entrino nulla cos’ha di umano e di giusto?

A me questa non sembra giustizia, sembra un concentrato di barbarie da Alto Medioevo…..”

ELO

Allego link del report 2023 di Amnesty International sulla pena di morte:

https://d21zrvtkxtd6ae.cloudfront.net/public/uploads/2024/05/PENA-DI-MORTE-RAPPORTO-2023.pdf

 

 

 

 

 

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